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Viaggiare in bus, metro e taxi a Roma senza stress

Riflessioni più serie sul tema di Uber

Uber e la rivolta dei tassisti, un'occasione di riflessione
Il caso del servizio di auto con autista prenotabile da un app, di grande attualità a Milano, è un esempio di disruptive innovation inevitabile? Siamo dunque davanti a un caso di neo-luddismo? La risposta è sì e no allo stesso tempo.
di Umberto Bertelè
EDITORIALE
21 Maggio 2014
@umbertobertele
Umberto Bertelè, che presiede l’Advisory Board di ICT4Executive, è ordinario di Strategia e sistemi di pianificazione al Politecnico di Milano e presidente onorario del MIP. È autore del libro "Strategia" edito da Egea
In un’era contraddistinta da quella che Downes e Nunes hanno denominato 
big bang disruption, dall’entrata in gioco cioè in molti comparti dell’economia di business model fortemente innovativi (figli delle nuove tecnologie e dei cambiamenti nelle abitudini da esse indotti) con effetti spesso devastanti sugli equilibri esistenti, il caso Uber - di grande attualità a Milano - deve essere fatto rientrare in questa categoria? Siamo davanti a un caso di neo-luddismo?
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